domenica 12 aprile 2009

Pescara, 8 aprile 2009
Cari amici
sono riuscito a trovare del tempo, oltre che la corrente elettrica, per poter pensare e scrivere, per potervi ringraziare di tutti i saluti e auguri che avete inviato a me e alla mia famiglia. Le prime parole che mi sono venute in mente le scrisse il mio caro maestro Gian Carlo Rota:” When the going gets rough, we have recourse to a way of salvation that is not available to ordinary mortals: we have that Mighty Fortress that is our Mathematics. This is what makes us mathematicians into very special people. The danger is envy from the rest of the world.” Vorrei correggere la parola Mathematics con Mathematicians: Gian Carlo me lo permetterà. Ho sempre creduto che la nostra Mighty Fortress fosse la Matematica, ma dopo aver ricevuto tutti i vostri messaggi e telefonate credo di essere un uomo felice, anche ora che ho perso tutto, sapendo che ho due Mighty Fortress: la Matematica e voi amici matematici.
Scriveva Brecht in una sua opera: “Di questa città un giorno resterà soltanto il vento che passa. Anche noi passeremo, e, nelle catastrofi che verranno, io mi auguro ormai soltanto una cosa: che non mi si spenga il sigaro in bocca per la troppa amarezza”.
E’ una catastrofe ciò che si è abbattuto su L’Aquila e nei suoi dintorni. Della mia città dove ho fatto tutto, dall’asilo all’università, l’alpino nel battaglione Julia, il docente all’ITIS e alla Facoltà di Scienze, resterà soltanto il vento che passa. La conoscevo e l’ho amata meglio di me stesso. Quando ero studente facevo con gli amici scommesse di questo di tipo: portatemi bendato in un angolo della città e fatemi vedere soltanto una pietra: vi dirò il nome della via e quello del palazzo più importante e più vicino. Di quelle pietre non c’è più una sull’altra, se non ammassate a caso. Mi hanno detto che il Duomo di San Massimo è crollato. La cupola della Basilica di Collemaggio pure, per la seconda volta. La città è militarizzata, non ti fanno entrare per vedere il disastro, forse è meglio così. La casa di mia sorella Anna è distrutta: lei la famiglia sono vivi per miracolo. Non ho più lacrime per piangere. Ho perso amici, Maria ha perso un cugino, solo a Villa Sant’Angelo, dove vivo, ci sono venti morti. Il centro storico non esiste più. Intorno alla mia casa di Tussilo, che molti di voi hanno ammirato, miracolosamente illesa, c’è solo un ammasso di macerie. La chiesa di fronte ha la facciata in bilico e può venire giù da un momento all’altro. Il campanile è pericolosamente lesionato. Le uniche case non crollate sono anch’esse lesionate e andranno abbattute. Lo stesso è per L’Aquila. Mio figlio che è riuscito ad arrivare alla nostra casa del quartiere di Pettino (il quartiere nuovo della città, con La Facoltà di Scienze e di Medicina, ha detto: “Papà, a Pettino in futuro sarà come quando siamo andati ad abitarci nel 1983: solo campagna”. L’ospedale lì vicino è inagibile. I palazzi che si vedono dall’elicottero che sorvola ciò che resta dell’Aquila sembrano in piedi, ma in realtà sono tutti pericolanti e devono essere abbattuti. Il centro storico è un ammasso di rovine.
Il Simposio Mat^Nat che stavo organizzando a Fontecchio, a 28 Km da L’Aquila (per fortuna risparmiato dal terremoto) è in onore di Pico Fonticulano. Questo scienziato, ingegnere e matematico del ‘500 (ha scritto un ottimo trattato di Geometria), nato appunto a Fontecchio, (io invece ci sono stato solo concepito), ha disegnato la prima pianta della città dell’Aquila, quando questa era la seconda città più grande del Regno di Napoli sul continente. Non so che fare del Simposio. Bisogna aspettare ancora qualche giorno per decidere ma fin da ora vi invito, se volete dare un contributo alla ricostruzione di questi paesi, a partecipare. Molti mi hanno chiesto al telefono: “Mauro cosa possiamo fare per te e per i tuoi cari?” Vi rispondo: “The show must to go on”. Se le cose si rimettono in moto, venite a Fontecchio, daremo a questi altri poveretti che hanno perso tutto, cari e averi, che non li abbiamo abbandonati. Tra breve troverete il programma aggiornato.
Vi ringrazio ancora di cuore e vi prego di diffondere questo messaggio a più gente possibile.
Vi chiedo inoltre di non rispondere a questa mia lettera.
Un abbraccio affettuoso a tutti voi
Mauro

1 commento:

  1. Cari colleghi,
    il convegno di Fontecchio è rinviato a data da destinarsi. Avremo più tempo per organizzarci ed esserci tutti!

    RispondiElimina